APPELLO A UNA SETTIMANA INTERNAZIONALE DI SOLIDARIETA CON GLI IMPUTAT* DELL’8.12.20

dal 16 al 23 settembre

I 7 compagn* arrestat* l’8 dicembre 2020 saranno processati tra il 3 e il 27 ottobre 2023. Saranno processat* per il reato di « associazione di malfattori terroristi » (art. 450-1) a Parigi. Nessun complotto terroristico è stato accertato dopo due anni di indagini, caratterizzate dall’uso della tortura bianca e di una sorveglianza delle più invasive. Tale qualifica criminale non è stata accettata, ma la dimensione terroristica e collettiva permane nonostante la totale assenza di prove e persino di legami tra gli imputat*. Alcun* di loro sono stat* anche accusat* di « rifiuto di consegnare un accordo segreto di decrittazione » (art. 434-15).

I dettagli dell' »Caso 8 dicembre » sono disponibili sul blog :
https://soutien812.blackblogs.org/2022/01/30/un-recit-de-laffaire-du-8-12/

Il governo francese li accusa di « partecipare a un gruppo costituito o a un accordo stabilito al fine di preparare atti di terrorismo ». I fatti utilizzati a sostegno di queste accuse sono: false « note bianche », l’uso di strumenti di igiene digitale (Tails, Tor, Signal, Silence, ecc.), il rifiuto di consegnare i codici per decriptare telefoni o hard disk, la pratica occasionale dell’AirSoft, viaggi (in Belgio, nella Repubblica Ceca, in Grecia, in Colombia, ecc. ), una breve esperienza di combattimento in Rojava, un furto, il possesso di fucili di categoria C o B (tra cui 4 fucili non dichiarati), il possesso di componenti o sostanze utilizzate per la composizione di esplosivi (prodotti per la casa) e la fabbricazione di piccole quantità di esplosivi per divertimento.

La maggior parte di questi fatti non sono illegali, o rientrano nel diritto comune, e non riguardano tutti gli indagat*. Per costruire la minaccia « terroristica » che ne deriverebbe, la DGSI ha creato la storia di un « gruppo » che avrebbe svolto un « addestramento paramilitare » con l’obiettivo di preparare « atti di terrorismo » contro « personale delle forze dell’ordine o militari » o istituzioni, mentre « si coordinava a tal fine con membri di vari gruppi con gli stessi obiettivi in Francia e all’estero, utilizzando mezzi di comunicazione criptati ». Questo scenario è identico a quello utilizzato contro molti compagn* internazionalist*.

È qui che le opinioni politiche (vere o presunte), gli stili di vita (squatting, una casa mobile, attivismo internazionale, autonomismo) e i profili degli accusat* diventano elementi sufficienti per trasformare reati ordinari in « terrorismo ».

Per essere più chiari: sono gli ideali libertari dei compagn* e la presunzione di colpevolezza a mantenere l’accusa di « terrorismo », anche se non è stato individuato alcun progetto. Questa devianza giuridica è stata resa possibile dalla giurisprudenza islamofoba dopo le uccisioni jihadiste in Francia dal 2012.

La DGSI e la Procura antiterrorismo francese (PNAT) stanno cercando di trasporre il trattamento giudiziario delle persone che si sono unite allo Stato Islamico agli attivisti definiti di « ultra-sinistra ». L’obiettivo è quello di allineare lo Stato francese ad altri Paesi europei, come l’Italia. In questo Paese fascista, la semplice pubblicazione di giornali anarchici è considerata « con finalità di terrorismo » (vedi la nuova operazione antiterrorismo Scripta Scelera). Questo cambio di rotta è stato tentato nel 2008 con la cosiddetta vicenda « Tarnac », ma è fallito.

Grazie alla normativa antiterrorista, lo Stato ha la possibilità di esercitare la repressione nelle sue forme più tortuose e violente, vantandosi di agire per il bene comune. Questo gli permette di rinnovare la legittimità della sua violenza alimentando la paura nell’opinione pubblica e di approfondire le misure più liberticide: sorveglianza di massa e archiviazione dei dati, carcerazioni amministrative e preventive, leggi sulla sicurezza, ibridazione polizia-esercito, tortura bianca, ecc.

Nessuna lotta sociale è risparmiata dalla repressione antiterroristica. Le idee e le pratiche rivoluzionarie – siano esse riformiste radicali o insurrezionali, violente o pacifiste – sono in prima linea su questo fronte. Oggi in Francia centinaia di associazioni stanno perdendo i loro finanziamenti per « legami con l’ultra-sinistra ». Lo strumento antiterrore mira a far a tacere qualsiasi protesta sociale, qualsiasi messa in discussione dello Stato e del capitalismo.

CHI TERRORIZZA CHI?

La repressione sta avendo un impatto enorme sulle persone prese di mira e sui loro entourage politici, distruggendo vite e minando la solidarietà. Ovunque, i compagn* di lotta stanno sopportando il peso della repressione antiterroristica. Dalla Russia al Cile, in Grecia, in Italia, in Spagna, negli Stati Uniti, in Canada, in Perù, nel Ciad, in Birmania, nelle Filippine, in Turchia, in Kurdistan, in Bielorussia (ecc.). Qualunque sia il mezzo di lotta utilizzato, sappiamo che il Terrore non risiede nel nostro campo sociale ma che, al contrario, lo combattiamo ogni giorno.

La solidarietà internazionale viene criminalizzata ovunque. I compagn* che hanno sostenuto la lotta curda vengono repressi, le azioni di solidarietà internazionale vengono esaminate come reti terroristiche e la Francia emette sempre più spesso divieti di viaggio contro i compagn* antifascist* ambientalist*.

Nel caso dell’8/12, per convincere la gente che i compagn* erano pericolosi, la DGSI (e i tribunali) hanno definito le campagne di solidarietà internazionale come « azioni a bassa intensità », in altre parole atti di guerra. Semplici scritte come « Stop law and order Exarcheïa » sul consolato greco o uno striscione che recita « Da Exarcheïa a Lione contro la repressione statale No Pasaran! » vengono brandite come prova del potenziale terroristico dell’ultrasinistra francese. Si usa questa retorica per criminalizzare il possesso di manifesti e volantini internazionalisti da parte di chi è stato accusato l’8 dicembre.

Sì, siamo solidali con le lotte in tutto il mondo per salvare ciò che resta della nostra libertà, dell’acqua potabile e della terra fertile. No, non viaggiamo in località balneari o su navi da crociera ecocida, ma in luoghi di emancipazione e resistenza.

Stiamo combattendo la distruzione diffusa della Vita e la schiavitù dell’Umanità da parte del capitalismo. Stiamo combattendo i massacri perpetrati dagli Stati e dai loro imperi economici. Combattiamo la militarizzazione e le frontiere assassine. La rivoluzione sociale non è un progetto terroristico!

I terroristi sono coloro che possiedono armi di distruzione di massa e gli eserciti più potenti della storia. Sono coloro che distruggono la nostra Terra e ne sfruttano le ricchezze. Sono quelli che schiavizzano i popoli e massacrano quelli e quelle che resistono. È la Francia che è diventata il secondo più grande commerciante di armi al mondo. Sono i dittatori sanguinari, come Erdogan o Mohammed ben Salmane, che vengono ricevuti con gli onori all’Eliseo.

Finché esisterà l’oppressione, Il potere ci troverà lungo il cammino.

COME POSSIAMO PARTECIPARE ALLA SOLIDARIETÀ?

Di fronte alla repressione poliziesca e agli strumenti antiterrorismo, non lasciamoci atomizzare!

Di fronte agli Stati che vogliono dividere i movimenti di resistenza, le amicizie e i compagn*, i collettivi e tutte le forme di organizzazione di sinistra in generale, chiediamo solidarietà in tutte le sue forme!

Vi invitiamo a esprimere in vari modi la nostra determinazione e la nostra rabbia contro il loro mondo e la nostra solidarietà con coloro che saranno processati a Parigi dal 3 al 27 ottobre 2023.

Ogni individuo, collettivo e organizzazione può partecipare a questo appello. A modo suo, con i suoi strumenti, la sua creatività e la sua immaginazione! Dalla più fragile alla più spettacolare, tutte le azioni hanno un significato. E se questo rafforza i nostri legami, il nostro pensiero e la nostra capacità di reazione, allora cogliamo l’occasione.

Potete condividere la vostra solidarietà su : 812support@riseup.net (preferendo l’uso di PGP).

Trovate i nostri volantini, manifesti, comunicati stampa, ecc. sul blog:

Hashtag per la Francia: #Soutien812 #QuiTerroriseQui #DGSI #PNAT #Antiterrorisme #TGIparis #Tribunaldeparis #France

Hashtag internazionali : #812Support #WhoTerroriseWhom #Solidarity #International #StopFascism #Freedom

Blog di sostegno :

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NON CI LASCEREMO TERRORIZZARE!

CALL FOR AN INTERNATIONAL WEEK OF SOLIDARITY WITH THE ACCUSED OF 8.12.2020

FROM 16 TO 23 SEPTEMBER 2023

The 7 comrades arrested on 8 December 2020 will go on trial from 3 to 27 October 2023. They will be judged for «criminal association of terrorist criminals» (art. 450-1) in Paris. No terrorist project has been established after two years of investigation characterized by the use of white torture and a very intrusive surveillance. The criminal classification was not retained but the terrorist and collective dimension remains despite the total absence of evidence or even links between all the seven people. Several of them are also charged with “refusing to surrender a secret decryption convention” (Art. 434-15).

Details of the “December 8 Case” are available on the blog:
https://soutien812.blackblogs.org/2022/01/30/un-recit-de-laffaire-du-8-12/

The French State accuses them of having «participated in a formed group or an agreement established for the preparation of acts of terrorism». The facts used to support these accusations are: false «white notes», the use of digital hygiene tools (Tails, Tor, Signal, Silence, etc.), the refusal to give decryption codes to phones or hard drives, the occasional practice of AirSoft, travels (to Belgium, Czech Republic, Greece, Colombia, etc.), short combat experience in Rojava, stealing once, possession of Category C or B rifles (including 4 undeclared rifles), possession of elements or substances used in the composition of explosives (household products), the playful manufacture of minute quantities of explosive.

Most of these facts are not illegal, or are common law and do not concern all indictees. To build the resulting “terrorist” threat, the DGSI created the story of a “group” that would conduct “paramilitary training” to prepare “acts of terrorism” against “law enforcement or military” or institutions, while « consulting for this purpose with members of various groups having the same objectives in France and abroad, and by means of encrypted communication. » This scenario is identical to the one used against many internationalist comrades.

This is where political opinions (true or supposed), lifestyles (squat, mobile housing, international activism, autonomy) and profiles of the accused people become sufficient elements to turn common law crimes into «terrorism».

To be more clear: the anarchist ideal of the comrades and the presumption of guilt are what maintains the «terrorist» accusation although no project is defined. This legal deviance has been allowed by Islamophobic jurisprudence since the jihadist killings that France has known since 2012.

The coup of the DGSI and the French Anti-terrorist Prosecutor’s Office (PNAT) is to try to transpose the judicial treatment of people who joined the Islamic State to activists designated as «ultra-left». The challenge for the French state is to align itself with other European countries, such as Italy for example. In this fascist country, the simple publication of anarchist newspapers is considered “for terrorist purposes” (see the new anti-terrorist operation Scripta Scelera). This shift was attempted in 2008 with the so-called “Tarnac” affair and ended in failure.

Thanks to the anti-terrorism tool, the State has the freedom to exercise repression in its most tortuous and violent forms, while claiming of acting for the common good. This allows it to renew the legitimacy of its violence by spreading fear in public opinion, as well as to enhance the most liberticidal measures: mass surveillance and carding, administrative and preventive detention, police-army hybridation, white tortures, etc.

Not one social struggle is spared by anti-terrorist repression. Revolutionary ideas and practices; whether radical reformist or insurrectional, violent or pacifist; are on the front line of this. Today in France, hundreds of associations lose their fundings because of «links with the ultra-left». The counter-terrorism tool aims to silence any social contestation, any questioning of the state and capitalism.

WHO TERRORIZES WHO?

Repression has immense consequences on the people targeted and their political entourage, lives are broken and solidarity is weakened. Everywhere, comrades of struggle suffer the full force of the anti-terrorist repression. From Russia to Chile, Greece, Italy, Spain, USA, Canada, Peru, Chad, Burma, Philippines, Turkey, Kurdistan, Belarus, (etc). Whatever the means of struggle used, we know that Terror does not reside in our social camp but on the contrary, we fight it every day.

International solidarity is criminalized everywhere. Comrades who supported the Kurdish struggle are repressed, international solidarity actions are watched as terrorist networks, France increasingly pronounces territory bans against anti-fascist and ecologist comrades.

In this case of 8/12, in order to convince of the danger the comrades represent, the DGSI (and the justice) define the campaigns of international solidarity as «actions of low intensity», so as acts of war. Just graffitis «Stop law and order Exarcheïa» on the Greek Consulate, a banner during a demo «From Exarcheïa to Lyon against state repression No Pasaran!» are used as evidence of the terrorist potential of the French ultra-left. This speech serves to criminalize the possession of internationalist posters and fanzines by the defendants of 8/12 .

Yes, we stand in solidarity with the struggles, which all over the world are trying to save what we have left of freedom, clean water and fertile land. No, we do not travel to seaside towns or ecocidal cruise ships but to places of emancipation and resistance.

We fight the generalized destruction of the Living and the slavery of Humanity by capitalism. We are fighting the massacres perpetrated by states and their economic empires. We are fighting militarization anddeadly borders. The social revolution is not a terrorist project!

Terrorists are those who hold weapons of mass destruction and the most powerful armies in history. They are the ones who destroy our Earth and exploit its ressources. They are the ones who enslave the People and massacre the Resistants. That’s this France that has risen to the second place in the world in weapon sales. These are the bloodthirsty dictators, such as Erdogan or Mohammed bin Salman, welcome with honors at the Élysée.

As long as oppression exists, Power, on its way, will find us.

HOW TO PARTICIPATE IN SOLIDARITY?

Against police repression and the anti-terrorism tool, let us not be atomized!

Against states that want to divide resistance movements, friendships, collectives and all forms of organizations of the left-wing in general, we demand solidarity in all its forms!

We invite you to echo in various forms our determination and rage against their world, and our solidarity with people who will go to trial in Paris from October 3 to 27, 2023.

Every individual, collective and organization can take part in this call. In their own ways, with their familiar tools, creativity and imagination! From the most fragile to the most spectacular, all actions make sense. And if it strengthens our links, our thoughts, our responsiveness, then let’s seize this opportunity.

You can share your solidarity on: 812support@riseup.net (prefer the use
of PGP).

Find our leaflets, posters, press releases, etc. on the blog:
https://soutien812.blackblogs.org/comment-aider/

Hashtags for France: Soutien812 #QuiTerroriseQui #DGSI #PNAT Anti-terrorisme #TGIparis #Tribunaldeparis #France

International Hashtags: 812Support #WhoTerroriseWhom #Solidarity #International #StopFascism #Freedom

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WE WILL NOT ALLOW THEM TO ANTI-TERRORIZE US !

INVITACIÓN A UNA SEMANA INTERNACIONAL DE SOLIDARIDADES CON LXS ACUSADXS DEL 8.12.2020

DEL 16 AL 23 DE SEPTIEMBRE 2023

Los 7 compañer@s detenid@s el 8 de diciembre de 2020 serán juzgados entre el 3 y el 27 de octubre de 2023. Serán juzgados por el delito de « asociación de malhechores terroristas » (art. 450-1) en París. No se ha establecido ningún complot terrorista tras dos años de investigación caracterizados por el uso de la tortura blanca y una vigilancia de las más viciosas. El caso no se ha clasificado como criminal, pero la dimensión terrorista y colectiva se mantiene a pesar de la ausencia total de pruebas o incluso de vínculos entre tod@s l@s acusad@s. Varios de ell@s también han sido acusad@s de « negativa a entregar códigos de descifrado » (art. 434-15).

Los detalles del «Caso del 8 de diciembre» están disponibles en el blog:

El Estado francés los acusa de «haber participado en una agrupación formada o en un acuerdo establecido para la preparación de actos de terrorismo». Los hechos utilizados para apoyar estas acusaciones son: «notas blancas» falsas, el uso de herramientas de higiene digital (Tails, Tor, Signal, Silence, etc.), la negativa a entregar códigos de descifrado de teléfonos o discos duros, la práctica ocasional del airsoft, viajes (a Bélgica, República Checa, Grecia, Colombia, etc.), una corta experiencia de combate en Rojava, un robo, la posesión de carabinas de categoría C o B (incluidas 4 carabinas no declaradas), la posesión de elementos o sustancias que entran en la composición de explosivos (productos domésticos), la fabricación lúdica de cantidades ínfimas de explosivo.

La mayoría de estos hechos no son ilegales, o son de derecho común y no se refieren a tod@s l@s acusad@s. Para construir la amenaza «terrorista» que resultaría de el, la Dirección General de Seguridad Interior (DGSI) creó el relato de un «grupo» que realizaría «entrenamientos paramilitares» con el fin de preparar «actos de terrorismo» contra «fuerzas del orden o militares» o instituciones, «concertándose con este fin con miembros de diversos grupúsculos que tengan los mismos objetivos en Francia y en el extranjero, por medios de comunicación cifrados. » Este escenario es idéntico al que se utilizó contra much@s compañer@s internacionalist@s.

Es allí donde las opiniones políticas (verdaderas o supuestas), los modos de vida (squat, hábitat móvil, activismo internacional, autonomismo) y los perfiles de l@s acusad@s se convierten en elementos suficientes para hacer caer delitos de derecho común en «terrorismo».

Para ser más claro: el ideal libertario de l@s camarad@s y la presunción de culpabilidad son lo que mantiene la acusación «terrorista» aunque no se haya definido ningún proyecto. Esta desviación legal ha sido permitida por las jurisprudencias islamófobas desde las matanzas yihadistas que ha conocido Francia desde 2012.

El golpe de fuerza de la DGSI y del Ministerio Publico Antiterrorista francesa (PNAT) es querer trasladar el tratamiento judicial de las personas que se han unido al Estado Islámico a militantes designados de «ultraizquierda». El reto para el Estado francés es alinearse con otros países europeos, como Italia, por ejemplo. En este país fascista, la simple publicación de periódicos anarquistas se considera “con fines terroristas” (ver la nueva operación antiterrorista Scripta Scelera). Este cambio se intentó en Francia en 2008 con el llamado caso “Tarnac” y acabó en fracaso.

Gracias a la herramienta antiterrorista, el Estado tiene el campo libre para ejercer la represión en sus formas más tortuosas y violentas, al tiempo que se jacta de actuar por el bien común. Esto le permite renovar la legitimación de su violencia alimentando el miedo en la opinión pública, así que profundizar las medidas más liberticidas: vigilancia y fichaje masivo, encierro administrativo y preventivo, leyes de seguridad, hibridación policial-ejército, tortura blanca, etc.

Ninguna lucha social se ahorra de la represión antiterrorista. Las ideas y prácticas revolucionarias, sean reformistas radicales o insurreccionales, utilicen la violencia o sean pacifistas, se encuentran en la primera línea de este frente. Hoy en Francia, cientos de asociaciones pierden sus financiamientos por «vínculos con la ultraizquierda». El objetivo del instrumento antiterrorista es acallar toda protesta social, todo cuestionamiento del Estado y del capitalismo.

¿ QUIEN ATERRORIZA A QUIEN ?

La represión tiene consecuencias inmensas en las personas a las que va dirigida y en su entorno político, se destruyen vidas y se perjudica la solidaridad. En todas partes, l@s camarad@s de lucha sufren de lleno la represión antiterrorista. De Rusia a Chile, Grecia, Italia, España, Estados Unidos, Canadá, Perú, Chad, Birmania, Filipinas, Turquía, Kurdistán, Bielorrusia (etc.). Cualesquiera que sean los medios de lucha utilizados, sabemos que el terror no reside en nuestro campo social, sino que, por el contrario, lo combatimos todos los días.

En todas partes se criminaliza la solidaridad internacional. L@s camarad@s que han apoyado la lucha kurda son reprimidos, las acciones de solidaridad internacional son escrutadas como redes terroristas, Francia pronuncia cada vez más masivamente prohibiciones de territorio contra camarad@s antifascistas y ecologistas.

En este caso del 8/12, para convencer de la peligrosidad de l@s camarad@s, la DGSI (y la justicia) define campañas de solidaridad internacional como «acciones de baja intensidad», es decir, como actos de guerra. Simples grafitis «Stop law and order exarcheïa» sobre el Consulado griego, una pancarta en manifestación «From Exarcheïa to Lyon against state repression No Pasaran! » se esgrimen como pruebas de la potencialidad terrorista de la ultraizquierda francesa. Este discurso les sirve para criminalizar la detención por los acusados del 8/12 de carteles y folletos internacionalistas.

Sí, somos solidarios con las luchas que en todo el mundo intentan salvar lo que nos queda de libertad, de agua potable y de tierras fértiles. No, no viajamos a ciudades costeras o en cruceros ecocidarios, sino a lugares de emancipación y resistencia.

Luchamos contra la destrucción generalizada del Viviente y la esclavitud de la Humanidad por el capitalismo. Luchamos contra las masacres perpetradas por los Estados y sus imperios económicos. Luchamos contra la militarización y las fronteras mortíferas. ¡La revolución social no es un proyecto terrorista!

L@s terrorist@s son l@s que poseen las armas de destrucción en masa y los ejércitos más poderosos de la historia. Son l@s que destruyen nuestra Tierra y explotan sus riquezas. Son l@s que esclavizan a los Pueblos y masacran a l@s resistentes. Es Francia, la que se situó en el segundo puesto mundial de las ventas de armas. Son estos dictadores sanguinarios, como Erdogan o Mohammed ben Salmane, recibidos con honores en el Elíseo.

Mientras exista la opresión, el Poder, en su camino, nos encontrará.

¿CÓMO PARTICIPAR EN LA SOLIDARIDAD?

Ante la represión policial y el instrumento antiterrorista, ¡no nos dejemos atomizar!

Frente a los Estados que quieren dividir los movimientos de resistencia, las amistades y camaraderías, los colectivos y todas las formas de organizaciones de la izquierda en general, ¡reivindicamos la solidaridad en todas sus formas!

Les invitamos a hacer resonar en diversas formas nuestra determinación y nuestra rabia contra su mundo, y nuestra solidaridad con las personas que pasarán a juicio en París del 3 al 27 de octubre de 2023.

Cada individuo, colectivo y organización puede participar en este llamamiento. ¡A su manera, con las herramientas que le son familiares, su creatividad y su imaginación! Desde la más frágil hasta la más espectacular, todas las acciones tienen sentido. Y si eso fortalece nuestros vínculos, nuestras reflexiones, nuestra capacidad de respuesta, entonces aprovechemos esta oportunidad.

Puedes compartir tu solidaridad en: 812support@riseup.net (prefiere el uso de PGP).

Encuentre nuestros folletos, carteles, comunicados, etc. en el blog:

Hashtags para Francia:
#Soutien812 #QuiTerroriseQui #DGSI #PNAT
#Antiterrorisme #TGIparis #Tribunaldeparis #France

Hashtags Internacionales :
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NO NOS DEJAREMOS ANTI ATERRORIZAR

Affaire du 8 décembre : Appel à une Semaine Internationale des Solidarités!

APPEL À UNE SEMAINE INTERNATIONALE DES SOLIDARITÉS AVEC LES INCULPÉ·ES DU 8.12.2020

DU 16 AU 23 SEPTEMBRE 2023

Les 7 camarades arrêté·es le 8 décembre 2020 passeront en procès du 3 au 27 octobre 2023. Iels seront jugé·es pour « délit d’association de malfaiteurs terroristes » (art. 450-1) à Paris. Aucun projet terroriste n’a été établi à l’issue de deux années d’instruction caractérisées par le recours à la torture blanche et à une surveillance des plus intrusive. La qualification criminelle n’a pas été retenue mais la dimension terroriste et collective demeure malgré l’absence totale de preuves ni même de liens entre tou·tes les mis·es en examen. Plusieurs d’entre elleux sont également inculpé·es pour « refus de remettre une convention secrète de déchiffrement » (art. 434-15).

Les détails de l’« Affaire du 8 décembre » sont disponibles sur le blog :
https://soutien812.blackblogs.org/2022/01/30/un-recit-de-laffaire-du-8-12/

L’État français les accuse d’avoir « participé à un groupement formé ou une entente établie en vue de la préparation d’actes de terrorisme ». Les faits utilisés pour étayer ces accusations sont : des « notes blanches » mensongères, l’usage d’outils d’hygiène numérique (Tails, Tor, Signal, Silence, etc.), le refus de remettre des codes de déchiffrement de téléphones ou de disques durs, la pratique occasionnelle de l’AirSoft, des voyages (en Belgique, République Tchèque, Grèce, Colombie, etc.), une courte expérience de combat au Rojava, un vol, la détention de carabines de catégorie C ou B (dont 4 carabines non déclarées), la détention d’éléments ou de substances entrant dans la composition d’explosifs (produits ménagers), la confection à titre ludique de quantités infimes d’explosif.

La plupart de ces faits ne sont pas illégaux, ou relèvent du droit commun et ne concernent pas tou·tes les mis·es en examen. Pour construire la menace « terroriste » qui en découlerait, la DGSI a créé le récit d’un « groupe » qui effectuerait des « entraînements paramilitaires » dans le but de préparer des « actes de terrorisme » contre des « forces de l’ordre ou des militaires » ou des institutions, tout en « se concertant dans ce but avec des membres de divers groupuscules ayant les mêmes objectifs en France et à l’étranger, et ce par des moyens de communication cryptés. » Ce scénario est identique à celui qui fut utilisé contre beaucoup de camarades internationalistes.

C’est là que les opinions politiques (vraies ou supposées), les modes de vie (squat, habitat mobile, activisme international, autonomisme) et les profils des mis·es en examen deviennent des éléments suffisants pour faire basculer des délits de droit commun en « terrorisme ».

Pour être plus clair : l’idéal libertaire des camarades et la présomption de culpabilité sont ce qui maintient l’accusation « terroriste » bien qu’aucun projet ne soit défini. Cette déviance légale a été permise par les jurisprudences islamophobes depuis les tueries djihadistes qu’a connu la France depuis 2012.

Le coup de force de la DGSI et du Parquet Antiterroriste français (PNAT) est de vouloir transposer le traitement judiciaire de personnes ayant rejoint l’État Islamique à des militant·es désigné·es d’« ultragauche ». L’enjeu pour l’État français est de s’aligner sur d’autres pays européens, comme sur l’Italie par exemple. Dans ce pays fasciste, la simple édition de journaux anarchistes est considérée comme « à finalité terroriste » (voir la nouvelle opération antiterroriste Scripta Scelera). Ce basculement avait été tenté en 2008 avec l’affaire dite « de Tarnac » et s’était soldé par un échec.

Grâce à l’outil antiterroriste, l’État a le champ libre pour exercer la répression sous ses formes les plus tortueuses et violentes, tout en se vantant d’agir pour le bien commun. Cela lui permet de renouveler la légitimé de sa violence en alimentant la peur dans l’opinion publique, ainsi que d’approfondir les mesures les plus liberticides : surveillance et fichage de masse, enfermement administratif et préventif, lois sécuritaires, hybridation police-armée, tortures blanches, etc. Voir l’article de Laurence Blisson, « Risques et périls de l’association de malfaiteurs terroriste » pour plus de détails.

Pas une lutte sociale n’est épargnée par la répression antiterroriste. Les idées et pratiques révolutionnaires ; qu’elles soient réformistes radicales ou insurrectionnelles, qu’elles usent de violence ou soient pacifistes ; se retrouvent en première ligne de ce front. Aujourd’hui en France, des centaines d’associations perdent leurs financements pour des « liens avec l’ultragauche ». L’outil antiterroriste a pour ambition de faire taire toute contestation sociale, toute remise en question de l’État et du capitalisme.

QUI TERRORISE QUI ?!

La répression a des conséquences immenses sur les personnes visé·es et leurs entourages politiques, des vies sont brisées et des solidarités mis·es à mal. Partout, des camarades de lutte subissent de plein fouet la répression antiterroriste. De la Russie au Chili, en Grèce, en Italie, en Espagne, aux USA, au Canada, au Pérou, au Tchad, en Birmanie, aux Philippines, en Turquie, au Kurdistan, en Biélorussie, (etc.). Quels que soient les moyens de lutte utilisés, nous savons que la Terreur ne réside pas dans notre camp social mais qu’au contraire, nous la combattons chaque jour.

Partout, les solidarités internationales sont criminalisées. Les camarades ayant soutenu la lutte kurde sont réprimé·es, les actions de solidarité internationale sont scrutées comme des réseaux terroristes, la France prononce de plus en plus massivement des interdictions de territoire à l’encontre de camarades antifascistes et écologistes.

Dans cette affaire du 8/12, pour convaincre de la dangerosité des camarades, la DGSI (et la justice) définissent descampagnes de solidarité internationale comme des « actions de basse intensité », c’est à dire comme des actes de guerre. De simples tags « Stop law and order Exarcheïa » sur le Consulat grec, une banderole en manif « From Exarcheïa to Lyon against state repression No Pasaran ! » sont brandies comme des preuves de la potentialité terroriste de l’ultragauche française. Ce discours leur sert à criminaliser la détention par les inculpé·es du 8/12 d’affiches et de brochures internationalistes.

Oui, nous sommes solidaires des luttes, qui partout dans le monde tentent de sauver ce qu’il nous reste de liberté, d’eau potable et de terres fertiles. Non, nous ne voyageons pas dans des cités balnéaires ou sur des bateaux de croisière écocidaires mais vers des lieux d’émancipation et de résistance.

Nous combattons la destruction généralisée du Vivant et l’esclavage de l’Humanité par le capitalisme. Nous combattons les massacres perpétrés par les États et leurs empires économiques. Nous combattons la militarisation et les frontières meurtrières. La révolution sociale n’est pas un projet terroriste !

Les terroristes sont ceux qui détiennent les armes de destruction massive et les armées les plus puissantes de l’histoire. Ce sont ceux qui détruisent notre Terre et exploitent ses richesses. Ce sont ceux qui asservissent les Peuples et massacrent les résistant·es. C’est cette France qui s’est hissée au second rang mondial des ventes d’armes. Ce sont ces dictateurs sanguinaires, tels Erdogan ou Mohammed ben Salmane, reçus avec honneurs à l’Élysée.

Tant que l’oppression existera,
le Pouvoir, sur son chemin, nous trouvera.

COMMENT PARTICIPER À LA SOLIDARITÉ ?

Face à la répression policière et l’outil antiterroriste, ne nous laissons pas atomiser !

Face aux États qui veulent diviser les mouvements de résistance, les amitiés et les camaraderies, les collectifs et toutes les formes d’organisations de la gauche en général, nous revendiquons la solidarité sous toutes ses formes !

Nous vous invitons à faire retentir dans des formes variées notre détermination et notre rage contre leur monde, et notre solidarité avec personnes qui passeront en procès à Paris du 3 au 27 octobre 2023.

Chaque individu, collectif et organisation peut prendre part à cet appel. À sa manière, avec les outils qui lui sont familiers, sa créativité et son imagination ! De la plus fragile à la plus spectaculaire, toutes les actions ont du sens. Et si cela permet de renforcer nos liens, nos réflexions, notre réactivité, alors saisissons cette occasion.

Vous pouvez partager vos solidarités sur : 812support@riseup.net (préférez l’usage de PGP).

Retrouvez nos tracts, affiches, communiqués, etc. sur le blog :
https://soutien812.blackblogs.org/comment-aider/

Hashtags pour la France :
#Soutien812 #QuiTerroriseQui #DGSI #PNAT
#Antiterrorisme #TGIparis #Tribunaldeparis #France

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#International #StopFascism #Freedom

Blogs de soutien :

~ soutienauxinculpeesdu8decembre.noblogs.org ~

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~ soutien812.net ~

NOUS NE NOUS LAISSERONS PAS ANTI-TERRORISER !

Audience de fixation du 4 juillet 2023

Le 4 juillet 2023, au sein de la 16ème chambre correctionnelle du tribunal de grande instance de Paris (spécialisée dans les affaires terroristes) se tenait une audience de fixation en vue du procès de 7 personnes inculpé·es pour « délit d’association de malfaiteurs en vue de la préparation d’actes de terrorisme », qui se déroulera en octobre 2023.

Cette audience fait suite à deux ans d’une instruction à charge, qui s’attaque à des valeurs bien plus qu’à des intentions réelles, qui stigmatise des modes de vie dits « marginaux » et transforme des convictions intimes en malveillance présumée. Aucune des conclusions du dossier du PNAT ne permet de mettre en lumière un quelconque projet concret. A deux reprises, les conditions de détention dans le cadre de cette affaire ont été condamnées par la justice elle-même.

Cette audience avait en théorie pour objet d’établir un planning du procès à venir, de déterminer les jours auxquels chacun·e se doit d’être présent·e, afin notamment de permettre aux prévenu·es de prendre leurs dispositions (famille, travail, animaux…) pour un procès qui s’étendra entre le 3 et le 27 octobre. Elle était aussi l’occasion de faire valoir des demandes de modifications de CJ, afin de lever l’interdiction qu’ont les prévenu·es de rentrer en contact les un·es avec les autres.

C’est finalement cette demande qui occupera la majorité du temps de l’audience, qui fût le théâtre d’une parodie grotesque de ce que la justice française peut proposer.

La demande conjointe de tous les prévenu·es d’alléger ce contrôle judiciaire injuste, appuyée par les plaidoyers des avocat·es mettant en lumière la présomption d’innocence, s’est heurtée aux arguments simplistes et hors de propos du procureur de la république, Benjamin CHAMBRE. Selon lui, nous autoriser à entrer en contact comporte plusieurs risques : la récidive et la fuite vers l’étranger.

Récidive de quoi ? Il n’y a aucun fait établi. On nous accuse sur la base d’intentions fantasmées. Quid de la présomption d’innocence ?

Notre présence à tous les sept lors de cette audience de fixation, montre bien qu’aucun·e de nous n’a l’intention de se soustraire au procès à venir, et s’il y avait projet de fuite, attendrions-nous vraiment d’obtenir l’autorisation de la justice ?

La juge a fait le choix de se fermer à tout argument sensé, pour ne retenir que le point de vue du procureur de la république. Après pas moins de deux heures de délibéré qui parurent grotesques au vu de la réponse qui nous a été donnée, toutes nos demandes ont été refusées, hormis l’autorisation pour l’un des prévenus de circuler de nouveau dans un département qui lui était jusqu’ici interdit. Aucun nouvel élément ne permettrait de statuer en faveur de cette modification de CJ.

Que valent en effet 3 ans de contrôles judiciaires respectés à la lettre et des dizaines de rapport du SPIP plus que positifs ? Que penser d’une justice qui ne prend aucunement en compte le respect scrupuleux des privations de liberté abusives qu’elle nous impose depuis maintenant 3 ans ?

Pendant deux ans, je n’ai pas eu le droit d’entrer en contact avec la personne dont je suis le plus proche, interdiction qui a finalement été levée à la fin de l’instruction. Dans le même temps, une prévenue avait obtenu le droit de rentrer en contact avec touss les autres mis en cause, qui n’ont, eux, pas le droit de lui répondre.

C’est dans ce contexte absurde que notre demande de modification de CJ portant sur les interdictions de rentrer en contact n’a pas été autorisée.

Cette parodie de justice ne laisse pas présager un procès équitable.

☞ Extrait du témoignage de F. avant l’audience : « Le 4 juillet sera aussi l’énième occasion de demander la main levée du CJ ou tout du moins son allégement. Il faut savoir que toute les demandes précédentes ont été l’occasion par les différents procureurs d’être insultant·e·s à mon égard.

Lorsque je demande à pouvoir aller voir ma mère, qui n’est pas apte à venir seule jusque là où je vie, on me répond de ne pas m’être soucier de ma mère lorsque je suis parti combattre contre daesh, de ne pas m’être soucier de ma mère lorsque j’ai entamé une grève de la faim contre l’isolement, grève de la faim dont je rappelle était mon ultime tentative pour sauver ma vie de l’enfer que me faisait subir l’état français, qui me détruisait physiquement, mentalement et psychologiquement et qui sera jugé, comme dit plus haut, illégal par la suite.« 

Extrait du témoignage de B. : « Dans un contexte social très tendu, le procureur a fait la demande que ce procès ne soit pas un procès politique. Demande complètement hypocrite, alors que nous sommes cités comme des individus faisant partie de groupuscule « d’ultra gauche », et que le réquisitoire définitif du PNAT commence par une introduction de 10 pages, un résumé complètement détourné de l’histoire des mouvements dits de « l’ultra gauche ».

Nous allons donc devoir nous défendre sur des intentions présumées, paroles contre paroles, face à un système judiciaire qui semble biaisé en notre défaveur. Le procureur, portant le rapport du PNAT, se permet de tirer des conclusions sans aucune base de faits concrets. Chaque activité, hobby ou blague est détourné, formant un récit policier grotesque qui ne repose sur rien, à part la volonté du système judiciaire de nous faire rentrer dans les cases qui les arrangent, à savoir de dangereux terroristes d’ultra gauche. Dans ce procès, qui sera public, nous allons donc devoir raconter nos vies dans les moindres détails devant journalistes et badauds venus se délecter de notre intimité dans un voyeurisme judiciaire malsain. »

Extrait du témoignage de W : « La juge a suivi les recommandations du procureur à la lettre, sans chercher à aller plus loin. Ca promet de bons résultats pour le procès… L’excuse principale est l’« absence de nouveaux éléments » (sous-entendu qui seraient favorables aux inculpé.e.s). Et là on se fout de nous. Tous les rapports des SPIP sont excellents, les CJ suivis avec zèle, il y a même un rapport du SPIP qui est arrivé en plein milieu de l’audience !

Cette audience était réglée en avance. Le procureur n’a rien eu a faire à part rester dans son fauteuil a arborer un sourire satisfait à la limite du malsain. »